
56.1_ Ci sono anch’io: Invisibile ma utile
Una delle eredità lasciateci dal Professor Gustav Berger, poco nota ma di enorme utilità, è la GUSTAV BERGER’S ORIGINAL FORMULA® ISOLATING PVA SPRAY VARNISH, chiamata dagli amici Isolating Varnish.
In passato il nome ha generato qualche disguido, dato che può far pensare a un prodotto sotto forma di bomboletta spray, mentre in realtà si tratta di una vernice liquida, che Berger consiglia di applicare a spruzzo, ma che può essere applicata senza problemi anche a pennello.
La vernice nasce per risolvere una situazione ben precisa, e ricorrente nei quadri antichi che nei secoli hanno subito più restauri, spesso anche aggressivi. Certe aree, a volte precise campiture, risultano abrase, spesso ritoccate malamente e poi nuovamente, e malamente, pulite ancora.
Eccoci di fronte ad una superficie dove le zone di ritocco, anche se condotto con perizia, risulteranno più compatte, e si alterneranno a zone più povere di materia, fortemente assorbenti, dove la vernice “scompare”. Queste situazioni sono state spesso risolte con molteplici stesure di una vernice, da ritocco o finale, fino ad ottenere l’omogeneità.
Purtroppo questa procedura porta talvolta all’applicazione di moltissimo materiale, a formare una specie di “lastrone plastico” che nel tempo tende ad essere sempre più evidente.
La nuova generazione di vernici (Regal Gloss, Regal Mat, Regal Retouching), non possono risolvere questa problematica, dato che sono a base di polimeri a basso peso molecolare, Regalrez 1094 e Laropal A-81, che quindi penetrano facilmente nelle zone più porose, senza omogeneizzarle.
L’Isolating Varnish, al contrario si basa su una miscela di resine polivinilacetato (PVA) a catena lunga, di eccezionale stabilità. Berger era partito dall'AYAB della Union Carbide, a basso peso molecolare, associandoci una seconda PVA a più alto peso molecolare, la AYAF (Mw 113.000); questo passaggio era necessario per ottenere un film omogeneo e flessibile. Pesi molecolari troppo bassi non danno questo risultato, il film si sbriciola.
Oggi le resine PVA che compongono la Isolating Varnish hanno pesi molecolari diversi, ma Tg identiche, 34°C, e la loro stabilità all’ingiallimento e alla reticolazione si è dimostrata eccellente.
Queste resine sono solubili in solventi polari, caratteristica che ne impedisce l’applicazione sugli oli moderni, così come sugli acrilici; questi però raramente presentano la situazione sopra descritta, quella di alternanza di zone aride e compatte.
Le resine PVA furono le prime applicate nel restauro, ma furono abbandonate per un motivo molto semplice: la loro morbidezza porta all’adesione del particellato atmosferico, con un progressivo ingrigimento della superficie. Si passò quindi alle resine acriliche, che imperversarono per mezzo secolo, nonostante le evidenze di una loro reticolazione e conseguente riduzione della reversibilità. Reversibilità che non è mai stata messa in dubbio per le viniliche, che oltretutto hanno anche dimostrato buone proprietà di basso ingiallimento. Questa loro morbidezza porta però ad una conseguenza ben precisa: la Isolating Varnish non può essere utilizzata come vernice finale, deve essere sempre sovraverniciata.
Sulla Isolating, di per sé non particolarmente brillante, possiamo applicare qualsiasi vernice, lucida o opaca, dalle Regal Varnish, alle acriliche (Lefranc, Lukas), alle naturali (Regal Dammar, oppure una classica mastice).
Berger suggeriva l’applicazione della Isolating Varnish non solo per uniformare la superficie al termine della pulitura, preparando il terreno al ritocco, ma anche per fissare le sottili velature che si potrebbero danneggiare se la vernice viene applicata a pennello. Al termine della giornata una leggerissima spruzzata di Isolating Varnish permette di ritoccare senza problemi già dal giorno successivo.
Può essere applicata anche su un dipinto recentemente riverniciato senza causare fenomeni di "spotting" (picchiettature) o effetti a "buccia d'arancia", e si asciuga in un paio d’ore.
La miscela di solventi che la compongono è molto volatile, essendo composta essenzialmente da alcool etilico, con piccole percentuali di acetone e toluene (la % di quest’ultimo è stata ridotta già da un decennio, rispetto alla formulazione originale), quindi applicata a spray ha un effetto di leaching minimo anche su oli non troppo invecchiati.
In conclusione si tratta di una vernice che in alcuni casi si mostra indispensabile, e che consigliamo di avere sempre a portata di pennello.
BIBLIOGRAFIA:
- Rutherford J. Gettens; “Polymerised Vinyl Acetate and Related Compounds in the Restoration of Objects of Art”, in Technical Studies in the Field of Fine Arts, 1935, pp. 15-27.
- G.A. Berger and W.H.Russell “Conservation of paintings: Research and Innovations”, Archetype Pubns, 2000.