
43.3_ Ci Sono Anch’io: Contrastare l’umidità nelle murature con Porodry
L'umidità è la fonte più importante dei degradi che avvengono in edilizia, causando fenomeni di solubilizzazione e innescando il movimento dei sali nella porosità dei materiali da costruzione. Inoltre con la ripetizione dei cicli di apporto di umidità e successiva asciugatura si creano in molti casi fenomeni di rigonfiamento e contrazione, con formazione di microfessurazioni o disgregazione dei materiali lapidei.
Le cause che possono generare un apporto di umidità alle strutture possono essere diverse:
1) Acqua piovana, aggravata nel caso di piogge acide
2) Infiltrazioni di acqua attraverso le coperture o i sistemi di scarico (gronde) dei fabbricati
3) Condensazioni superficiali o capillari del vapore acqueo contenuto nell'aria, in particolar modo se sono frequenti fenomeni di nebbie
4) Infiltrazioni d'acqua su strutture addossate al terreno
5) Risalita capillare di strutture appoggiate al terreno.
Le cause che possono generare un apporto di umidità alle strutture possono essere diverse:
1) Acqua piovana, aggravata nel caso di piogge acide
2) Infiltrazioni di acqua attraverso le coperture o i sistemi di scarico (gronde) dei fabbricati
3) Condensazioni superficiali o capillari del vapore acqueo contenuto nell'aria, in particolar modo se sono frequenti fenomeni di nebbie
4) Infiltrazioni d'acqua su strutture addossate al terreno
5) Risalita capillare di strutture appoggiate al terreno.
Normalmente un corretto progetto di restauro dovrebbe prevedere la rimozione di queste cause, per esempio:
• con la realizzazione di vespai o altre zone di aereazione, per ovviare a fenomeni di condensa e infiltrazioni
• applicando un protettivo idrorepellente per ovviare al problema della pioggia battente
• iniettando delle resine idrorepellenti alla base della muratura per bloccare le risalite capillari. Intervento questo di difficile realizzazione e che incontra un successo parziale per le irregolarità morfologiche delle strutture.
Non sempre però è possibile ottenere una bonifica ottimale, e diventa necessario convivere con il problema, e affrontarlo con un diverso approccio.
In questi casi uno degli errori più frequenti è quello di stendere intonaci idrorepellenti, spesso chiamati “antisale”. Questi intonaci, quasi sempre cementizi, contengono resine sintetiche che impediscono la penetrazione dell’acqua liquida: se il problema dell’umidità non è risolto all’origine, la conseguenza è quella di spostare l’acqua in altre zone, spesso innescando il degrado in aree fino a quel momento sane.
Se l'umidità presente nelle strutture è dovuta a condensazione o a risalita capillare, non solo l'intervento di impermeabilizzazione è inutile, ma può risultare dannoso.
L'acqua liquida presente nella struttura trova anche più difficoltà ad uscire, e tende ad accumularsi nella zona di interfaccia tra il materiale non trattato e l’area impermeabilizzata, sia essa una malta cementizia addittivata, sia un protettivo idrorepellente, anche traspirante.
• con la realizzazione di vespai o altre zone di aereazione, per ovviare a fenomeni di condensa e infiltrazioni
• applicando un protettivo idrorepellente per ovviare al problema della pioggia battente
• iniettando delle resine idrorepellenti alla base della muratura per bloccare le risalite capillari. Intervento questo di difficile realizzazione e che incontra un successo parziale per le irregolarità morfologiche delle strutture.
Non sempre però è possibile ottenere una bonifica ottimale, e diventa necessario convivere con il problema, e affrontarlo con un diverso approccio.
In questi casi uno degli errori più frequenti è quello di stendere intonaci idrorepellenti, spesso chiamati “antisale”. Questi intonaci, quasi sempre cementizi, contengono resine sintetiche che impediscono la penetrazione dell’acqua liquida: se il problema dell’umidità non è risolto all’origine, la conseguenza è quella di spostare l’acqua in altre zone, spesso innescando il degrado in aree fino a quel momento sane.
Se l'umidità presente nelle strutture è dovuta a condensazione o a risalita capillare, non solo l'intervento di impermeabilizzazione è inutile, ma può risultare dannoso.
L'acqua liquida presente nella struttura trova anche più difficoltà ad uscire, e tende ad accumularsi nella zona di interfaccia tra il materiale non trattato e l’area impermeabilizzata, sia essa una malta cementizia addittivata, sia un protettivo idrorepellente, anche traspirante.
Un tipico esempio è quello di una pittura murale realizzata su di una parete umida: l’intonaco circostante, ammalorato, viene rimosso, e si stende un intonaco “antisale”, senza aver risolto l’umidità della muratura. L’acqua retrostante, con il suo carico di sali, si muove allora verso le zone più porose e assorbenti, come quella dell’affresco. A seguito dell’evaporazione i sali cristallizzano, non solo con la formazione di efflorescenze sulla superficie, ma anche con aumento di volume internamente ai pori, con la conseguente disgregazione degli strati pittorici. Inoltre i sali cristallizzati hanno natura igroscopica e accumulano acqua nei punti in cui si sono formati, con la formazione di zone più scure.
Ecco come trasformare un intervento di restauro in un processo distruttivo!
Ecco come trasformare un intervento di restauro in un processo distruttivo!
Una possibile soluzione: Porodry
Un approccio completamente opposto ai cosiddetti “intonaci antisale” è quello di realizzarne uno macroporoso, con una struttura formata da macropori messi in comunicazione tra loro da una rete di capillari.
La conseguenza sarà un assorbimento dell’umidità dalla struttura verso la superficie, tramite l’effetto di aspirazione dei capillari, e la successiva rapida evaporazione dell'acqua quando raggiunge i macropori.
Infatti all'interno dei capillari si può avere acqua liquida anche con valori di U. R. inferiori al 100%, per cui si può avere rievaporazione semplicemente per il cambiamento di sezione che avviene in corrispondenza dei macropori.
Un intonaco macroporoso può essere ottenuto semplicemente aggiungendo Porodry all’impasto, sia nel caso si tratti di una malta a base di calce aerea (in questo caso utilizzando Porodry 5), sia a base di una calce idraulica o di un cemento (che dovrà essere comunque desalinizzato, per evitare l’ulteriore apporto di sali), aggiungendo Porodry 2.
A meno che l'alimentazione di acqua sia tale da compensare l'aumentata evaporazione, l’intonaco macroporoso ottenuto con Porodry riesce a diminuire il quantitativo di umidità delle strutture a cui viene applicato. Anche in condizioni tali per cui la struttura a cui l'intonaco viene applicato rimanga umida, permangono le condizioni di ancoraggio del rivestimento.
Si può applicare sia sulle superfici interne di muri controterra, cantine o locali sotterranei, sia sulle murature fuori terra interessate dall'azione combinata di risalita capillare e dagli effetti dell'acqua meteorica.
E’ ovvio che giocheranno un ruolo importante nei fenomeni di essiccamento le condizioni di U. R. dell'aria al contorno della struttura trattata. La velocità dell’aria in prossimità delle strutture ed i ricambi d'aria negli ambienti trattati esercitano quindi una azione favorevole alla risoluzione di tali problemi.
La conseguenza sarà un assorbimento dell’umidità dalla struttura verso la superficie, tramite l’effetto di aspirazione dei capillari, e la successiva rapida evaporazione dell'acqua quando raggiunge i macropori.
Infatti all'interno dei capillari si può avere acqua liquida anche con valori di U. R. inferiori al 100%, per cui si può avere rievaporazione semplicemente per il cambiamento di sezione che avviene in corrispondenza dei macropori.
Un intonaco macroporoso può essere ottenuto semplicemente aggiungendo Porodry all’impasto, sia nel caso si tratti di una malta a base di calce aerea (in questo caso utilizzando Porodry 5), sia a base di una calce idraulica o di un cemento (che dovrà essere comunque desalinizzato, per evitare l’ulteriore apporto di sali), aggiungendo Porodry 2.
A meno che l'alimentazione di acqua sia tale da compensare l'aumentata evaporazione, l’intonaco macroporoso ottenuto con Porodry riesce a diminuire il quantitativo di umidità delle strutture a cui viene applicato. Anche in condizioni tali per cui la struttura a cui l'intonaco viene applicato rimanga umida, permangono le condizioni di ancoraggio del rivestimento.
Si può applicare sia sulle superfici interne di muri controterra, cantine o locali sotterranei, sia sulle murature fuori terra interessate dall'azione combinata di risalita capillare e dagli effetti dell'acqua meteorica.
E’ ovvio che giocheranno un ruolo importante nei fenomeni di essiccamento le condizioni di U. R. dell'aria al contorno della struttura trattata. La velocità dell’aria in prossimità delle strutture ed i ricambi d'aria negli ambienti trattati esercitano quindi una azione favorevole alla risoluzione di tali problemi.
Applicazione del Porodry
Prima dell'applicazione bisogna procedere alla disintonacatura della zona di rivestimento ammalorato, compresa la malta presente tra i giunti. In caso di umidità dovuta a risalita capillare l'operazione deve proseguire fino sopra il livello massimo raggiunto dall'acqua nel corso delle varie stagioni.
Pulire poi le pareti mediante spazzolatura o con un getto d'acqua, in ogni caso provvedendo a bagnare bene la superficie.
Applicare uno sprizzo con malta semiliquida di aggrappaggio costituita da sabbia, malta idraulica o cemento desalinizzato e primer PORODRY 1, al 2% sul peso del legante.
Successivamente applicare due mani di intonaco a base di sabbia e calce idraulica o cemento desalinizzato, addizionati in betoniera con additivo porogeno PORODRY 2, allo 0,4%% sul peso del legante (confezione da 200 gr. ogni 50 Kg di legante).
Pulire poi le pareti mediante spazzolatura o con un getto d'acqua, in ogni caso provvedendo a bagnare bene la superficie.
Applicare uno sprizzo con malta semiliquida di aggrappaggio costituita da sabbia, malta idraulica o cemento desalinizzato e primer PORODRY 1, al 2% sul peso del legante.
Successivamente applicare due mani di intonaco a base di sabbia e calce idraulica o cemento desalinizzato, addizionati in betoniera con additivo porogeno PORODRY 2, allo 0,4%% sul peso del legante (confezione da 200 gr. ogni 50 Kg di legante).
ESEMPIO
- Calce Lafarge NHL 3,5 50 Kg
- Sabbia o polveri di marmo 150 Kg
- Porodry 2 200 gr
Nel caso si voglia realizzare un intonaco a base di calce aerea (grassello di calce), miscelare in betoniera sabbia e calce, con additivo porogeno PORODRY 5 all’1% (500 gr ogni 50 Kg di calce).
ESEMPIO
- Grassello di Calce 50 Kg
- Sabbia o polveri di marmo 100 Kg
- Porodry 5 500 gr
In entrambi i casi bisogna provvedere a tenere l'intonaco umido per alcuni giorni. L'essiccazione superficiale, infatti, è così rapida, che se l’intonaco dovesse asciugarsi troppo rapidamente, potrebbe verificarsi la formazione di fessurazioni.
Pubblicato in:
Bollettino CTS
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