L’operazione del ritocco pittorico è stata oggetto di
approfondite discussioni, principalmente rivolte all’ambito dell’etica, alla
relazione tra l’effetto ottico ottenuto e l’opera originale, alla metodologia esecutiva
e le relative correnti di pensiero (ritocco mimetico, rigatino, puntinato,
selezione ed astrazione,…..). Non sta a noi intervenire su queste alte
questioni, e rimandiamo gli interessati ai sacri testi [1,2].
Per quello che ci riguarda,
ovvero i materiali utilizzati in questa operazione, riscontriamo invece un
vuoto, perlomeno per quanto concerne un’analisi scientifica sui leganti.
L’interesse suscitato dagli studi sulle vernici, che ha percorso in
quest’ultimo decennio anche l’ambiente italiano, non ha trovato sponda sul
fronte dell’indagine sui colori per il ritocco.
Forse questo è dovuto alla
capillare diffusione dei colori a vernice “Restauro Maimeri”, che hanno
monopolizzato i cataloghi di tutte le aziende distributrici di prodotti per il
restauro, e che sono utilizzati dalla stragrande maggioranza dei restauratori
italiani.
Di fatto, potremmo
riassumere il mercato attuale in quattro righe:
- Colori a vernice a base di resina
mastice “Restauro Maimeri” (maggioranza assoluta)
- Colori a vernice a base di resina
chetonica
- Preparazioni a base di resina mastice, talvolta
con aggiunte di balsamo del Canada.
- Preparazioni a base di Paraloid B-72 o
altri leganti sintetici come il Berger Inpainting Medium (una sparuta
minoranza).
Un problema inerente i ritocchi che utilizzano la
resina mastice come legante è quello del suo progressivo ingiallimento,
associato anche ad un aumento di polarità, a causa del naturale processo di
ossidazione, già ampliamente evidenziato anche per le vernici a base di resine
naturali.
Nei paesi anglosassoni,
dove la ricerca sulle vernici sintetiche si è sviluppata da decenni, sono state
avanzate varie proposte di tipologie di colori a vernice, che principalmente
ricalcano i materiali utilizzati per le stesse vernici finali e da ritocco.
Infatti, una tecnica molto utilizzata (come visto sopra, ma in misura minore,
anche in Italia), è quella di disperdere pigmenti puri in soluzioni di Paraloid
B-72.
Se questi colori a base di
resine sintetiche hanno risolto il problema dell’ingiallimento, analogamente a
quanto riscontrato per le vernici, permane una certa preoccupazione dovuta alla
loro polarità. Infatti, già in
partenza queste resine hanno una certa polarità, che comporta per la loro
applicazione l’utilizzo di solventi con fd attorno a 92; inoltre tale polarità
aumenta con il loro invecchiamento, con il risultato che in futuro per la loro
rimozione potranno essere necessari solventi molto polari, con fd inferiore a
60.
Una soluzione promettente
si è delineata a seguito degli studi, condotti principalmente da Renè De La Rie
(National Gallery of Art, Washington), che hanno evidenziato la stabilità di alcune
resine sintetiche a basso peso molecolare, la più famosa delle quali è l’ormai
nota Regalrez 1094 [3].
Tra i vari materiali presi
in esame ha mostrato buone proprietà anche una resina aldeidica, la Laropal A81, la cui leggera polarità
consentiva la miscelazione con pigmenti in polvere.
Riguardo
la polarità è importante ricordare che la Laropal A81 non si scioglie
perfettamente in idrocarburi completamente apolari come il cicloesano puro
(come fa la Regalrez), e che sotto i 15°C può separare. Per questo si procede
all’aggiunta di piccole quantità (5%) di solventi più polari per ottenere una
perfetta solubilità anche a freddo.
Applicata
in film sottili e sottoposta ad invecchiamento accelerato (3000 ore simulando
la luce solare che passa attraverso un vetro di una finestra, UV inclusi), la
Laropal A81 conserva la capacità di sciogliersi in una miscela con il 90% di
cicloesano e solo il 10% di aromatici [in corrispondenza con la miscela n°2 (fd
92), nella scala del test di Feller, che ricordiamo, va da una polarità minima
per il solo cicloesano (fd 96), ad una polarità massima per il solo acetone (fd
47)].
Per
valutare in parallelo un prodotto già utilizzato sia come legante per i
pigmenti che come vernice, la resina chetonica Laropal K80 (oggi non più in
produzione) dopo un analogo invecchiamento risultava rimovibile solo con una
miscela molto più polare (70% acetone/30% toluene, ossia tra le miscele n°10 e
n°11 del test di Feller, con fd 60 e 56 rispettivamente).
Non desta quindi sorpresa
che il naturale proseguimento di questi studi sia stato lo sviluppo di una
nuova generazione di colori da ritocco, da parte della ditta Gamblin, basati inizialmente su una
resina aldeidica sperimentale e poi proprio sulla resina Laropal A81.
I risultati di questa
sperimentazione sono descritti nel lavoro di Leonard, Whitten, de la Rie e
Gamblin [4].
Iniziato nel 1995, lo
studio si incentrò sulla soluzione di alcuni punti critici:
- la determinazione del rapporto ottimale
resina/pigmento, da cui dipende il potere coprente;
- la messa punto di una ottimale
granulometria dei pigmenti;
- la miscelazione della resina e del
pigmento in appositi mulini, che porta ad una omogeneità (da cui dipende
la resa), non raggiungibile tramite la miscelazione a mano;
- la selezione di pigmenti sintetici ad
alta stabilità, che potessero sostituire quelli “storici” come il giallo indiano o l’alizarina cremisi, che hanno una
elevata fugacità (per inciso, tutti i pigmenti della Gamblin Conservation
Colors hanno Lightfastness di Classe I, il massimo della scala ASTM
D-4302, che misura la stabilità dei coloranti e dei pigmenti)
Questi colori da ritocco passarono
attraverso un lungo percorso di prove effettuate da più di 25 restauratori
statunitensi [4,5], e subirono alcune modifiche, come quella della miscela
solvente, la riformulazione nei vasetti di vetro che sostituirono i tubetti, e
in ultimo, la progressiva aggiunta di pigmenti che dalle iniziali 20 tinte
raggiunsero le attuali 44.
Da quel momento, con il
nome Gamblin Conservation Colors, hanno conosciuto una rapida diffusione negli
States, quindi in Gran Bretagna e in Francia, tanto che fin dal 2002 CTS France aveva iniziato a
distribuirne la gamma nel negozio di Parigi.
CTS
aveva già inserito nella sua linea la resina Laropal A81, ma la sua diffusione
è sempre stata limitata ai pochi “artigiani” che ne avevano apprezzato le
qualità, e che procedevano alla sua dissoluzione in solventi e alla successiva
miscelazione manuale con pigmenti in polvere.
Da oggi tutto il gruppo CTS
mette a disposizione dei propri clienti la gamma completa dei “Gamblin Conservation Colors” contenuti in
vasetti in vetro da 15 ml. Perché il vetro e non il classico
tubetto? Considerata la bassa polarità della resina
aldeidica, i pigmenti tendono nel tempo a separare, ed è quindi necessario
mescolare il tutto prima di procedere all’applicazione. Questo è naturalmente
possibile solo con i vasetti, dotati di uno speciale tappo che blocca
l’evaporazione del solvente. Questo accorgimento risolve anche l’inconveniente,
ben noto a tutti, del tubetto chiuso male, ed il conseguente essiccamento del
colore al suo interno.
Quale solvente utilizzare
per l’applicazione? Questa risposta è molto complessa, sia perché le indicazioni date dalla
Gamblin si riferiscono a solventi commercializzati solo negli Stati Uniti, sia
perché la risposta dipende dalla “mano” di ogni singolo restauratore. Come
linea generale si consideri che se si parte dal colore “fresco”, nel suo
barattolo, possono essere utilizzati sia solventi idrocarburici, come white
spirit D40, essenza di petrolio, ligroina, sia solventi polari come alcool
isopropilico, acetone, etil lattato, miscelandoli per ottenere diversi livelli
di volatilità. Se si preferisce sciogliere una pasticca sulla tavolozza è
necessario aggiungere ai solventi idrocarburici un 25% di solventi polari come aromatici,
acetone o alcool isopropilico.
E’ possibile rendere i
colori più brillanti? Si consiglia di sciogliere a parte una piccola
quantità di Laropal A81, e di aggiungerla di volta in volta al colore per cui è
richiesto un maggior effetto lucido.
Quale vernice utilizzare
durante il ritocco e come finale? Tutte le vernici da ritocco in commercio
possono essere utilizzate a spruzzo, mentre per l’applicazione a pennello è
necessario procedere molto delicatamente, considerando la maggiore
reversibilità dei Gamblin Conservation Colors anche in solventi a bassa
polarità. Per la verniciatura finale è consigliata la Regal Varnish Gloss o Mat, sia a pennello che a spruzzo.
Bibliografia
- Althofer H.; “La questione del ritocco pittorico”, Ed. Il Prato, Padova.
- Casazza O.; “Il restauro pittorico”, Ed Nardini, Firenze.
- de la Rie E.R.; Quillen Lomax S.; Palmer
M.; Maines C.A. “An investigation of
the photochemical stability of films of the urea-aldehyde resins Laropal A81 and
Laropal A 101”; ICOM Committee for Conservation (2002),
Vol.II, 881-887
- Leonard M., Whitten J., Gamblin R., de la Rie E.R.; “Development of a
new material for retouching”, Tradition and Innovation: Advances in
Conservation. Contributions to the Melbourne Congress, 10-14 October 2000,
IIC, London 2000, pp.111-113.
-
Dunkerton J. “Retouching with Gamblin Conservation
colors” in Mixing and Matching,
Ed. Archetype, London.
-