Con l’esplodere del fenomeno del “graffito”, nelle sue varie manifestazioni che spaziano dal
semplice vandalismo alla “mural art”, si sono resi necessari interventi di
protezione delle superfici architettoniche, che nel caso particolare dei
monumenti richiedono una approfondita conoscenza dei materiali da proteggere e
dei prodotti da applicare.
Per la rimozione di un graffito le tecniche sono
svariate: prodotti chimici in gel o in
soluzione, getti di vapore, idropulitura, microsabbiatura, fino ad arrivare
al laser, ma in questo breve
articolo ci occuperemo dei sistemi di protezione passiva, ovvero delle barriere
polimeriche che non impediscono la realizzazione del graffito, ma che ne facilitano
la rimozione: gli antiscritta.
Prenderemo in considerazione solo gli antiscritta sacrificali, ovvero quelli che, al
momento della rimozione del graffito che è stato eseguito sopra, vengono
rimossi in parte o totalmente, e quindi devono essere nuovamente
riapplicati. Sono quelli utilizzati nel restauro monumentale proprio perché reversibili.
Invece, gli antiscritta permanenti sono costituiti da resine reticolanti e irreversibili che costituiscono
uno strato omogeneo e resistente, che non viene penetrato dal graffito essendo
insolubile in solvente. Il graffito viene rimosso senza che l’antiscritta venga
intaccato. Oltre al problema dell’irreversibilità si presenta spesso anche un
problema estetico, perché le superfici assumono un aspetto “verniciato”,
lucido. Questo li rende inadatti al loro uso nel settore monumentale.
Con il termine “graffito” si è ormai perso il significato
originale di “pittura murale eseguita con
una punta di ferro su una superficie opportunamente intonacata in modo che ad
uno strato si sovrapponga uno o più strati di colore diverso”, e comprendiamo
invece tutte le scritte ed i disegni eseguiti nella stragrande maggioranza con vernici, in particolare spray, e pennarelli. In rari casi troviamo anche
l’utilizzo di matite, carboncini, pastelli a cera, gessetti, inclusi materiali
anomali come rossetti per le labbra e smalto per unghie.
Prendendo in esame il caso principale dei graffiti
eseguiti a spray (più del 50% dei graffiti urbani), e a pennarello, dobbiamo
osservare per prima cosa il meccanismo di deposito, per intervenire correttamente
sia con mezzi preventivi, sia per le operazioni di pulitura.
•
Vernici spray – Si tratta di un caso particolare di vernice, in cui il pigmento è
miscelato con una resina termoplastica, veicolata da un solvente volatile
(idrocarburi leggeri come butano e propano dopo il bando dei CFC).
•
Pennarelli – Anche qui abbiamo un pigmento disperso in un solvente, però con quantità
ridotte di resina rispetto alle vernici, cosa che rende il medium meno viscoso
e più penetrante, dato che il solvente è assorbito per capillarità, ed il
pigmento con esso.
In entrambi i casi i pigmenti sono dispersi in solventi
ad elevata volatilità, ma nel caso dello spray la vaporizzazione del solvente
all’uscita dell’ugello riduce la penetrazione del pigmento nella porosità; nel
caso della veicolazione dal feltro del pennarello si ha una forte penetrazione
nella porosità della pietra o dell’intonaco, con trascinamento del pigmento nei
pori, e conseguente difficoltà di rimozione, a volte insuperabile, dato che
l’intervento di pulitura con solventi spesso comporta il trascinamento del
pigmento in zone ancor più profonde, con la permanenza di aloni.
Questa considerazione sulla facilità di rimozione è
confermata dai risultati ottenuti da uno
studio ICR [1] e ICCROM [2] sull’efficacia dei protettivi al momento della
rimozione: per tutti i prodotti esaminati la rimozione dello spray, sia su
marmo che su travertino, è accettabile, mentre i problemi si manifestano per la
rimozione dei pennarelli.
Requisiti e
selezione di un antiscritta
Gli antiscritta devono rispettare i canoni imposti a
tutti i sistemi di trattamento delle superfici monumentali, e quindi:
-
Durabilità_ L’efficacia
deve essere mantenuta per un periodo di tempo ragionevole, per ridurre
gli interventi di manutenzione, e quindi i costi.
- Resistenza all’invecchiamento ed inerzia verso il supporto trattato.
- Assenza di sottoprodotti dannosi che possano formarsi nel tempo (questo
porta ad escludere prodotti su cui siano stati riscontrati attacchi
microbiologici, come quelli a base di polisaccaridi,
PSS 20 della All-Remove, o a base di silossani, Funcosil della Remmers [3]).
- Facile rimovibilità del graffito (non solo una
reversibilità teorica)
-
Assenza di variazioni cromatiche
-
Bassa tossicità ed impatto ecologico
-
Basso costo
Per una corretta valutazione di un prodotto dovranno
essere raccolte informazioni:
- dalle schede
tecniche e di sicurezza dei singoli formulati commerciali;
- dai risultati dei
test condotti sui singoli formulati;
- dai risultati dei
test condotti sulle interazioni tra i singoli formulati ed i diversi
supporti (riduzione di permeabilità al vapore acqueo, colore,…);
- dalla casistica di
applicazione ed i risultati ottenuti nel tempo.
Linea antiscritta CTS: Art-Shield 1
C.T.S., operando esclusivamente nel settore monumentale, offre diversi
formulati (Art-Shield 1, oggetto di questo articolo, ed i fluorurati Fluoline
HY e Fluoline PE, che saranno sotto i riflettori in un futuro Bollettino),
tutti e tre sacrificali e applicabili su tipologie di pietra a diverso livello
di porosità, e anche con diversi livelli di impatto estetico.
Sia Art-Shield 1 che l’elastomero fluorurato alla base del Fluoline HY
erano già stati individuati nel 2004 nel citato studio ICR/ICCROM [1,2] come
soluzione idonea alla protezione di materiali lapidei. Tale studio riporta dati di variazione cromatica e di
capacità protettiva, su marmo e travertino, prima e dopo invecchiamento
artificiale.
La validità di questi principi attivi è confermata dalle recentissime Linee guida per la rimozione di scritte
deturpanti da superfici architettoniche, messe a punto dalla Direzione
Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna, dalla
Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di
Bologna, Modena e Reggio Emilia, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia Romagna, e dal Comune di Bologna.
Le Linee guida sono state
definite al termine di uno studio articolato che ha compreso:
- una classificazione
delle tipologie di imbrattamento
- una schedatura ed
una creazione di una banca dati
- una sperimentazione
condotta su vari cantieri-studio con l’individuazione dei materiali
ottimali per la rimozione e successiva protezione.
I risultati, raccolti nel volume “Contro il vandalismo grafico”, sono
anche scaricabili dal sito ufficiale [5] che vi invitiamo a consultare, e
confermano che per la particolare tipologia delle superfici architettoniche
bolognesi (arenarie, laterizi, intonaci), di elevata porosità, si sono ottenuti
i migliori risultati nella fase di protezione operando con un copolimero
fluorurato elastomerico ad alto peso molecolare in solvente. Si tratta del
principio attivo del protettivo Fluoline
HY, che presenta anche il vantaggio di un basso impatto cromatico. Nel caso
di pietre chiare poco assorbenti, legno e metalli, è invece opportuno
orientarsi su emulsioni acquose di polimeri paraffinici, come l’Art-Shield 1.
Nel lavoro di selezione dei principi attivi, C.T.S. aveva
escluso l’utilizzo di antiscritta a base di silossani o alchilalcossisilani, peraltro
ottimi idrorepellenti, per lo scarso effetto barriera nei confronti dei
prodotti a base solvente come i pennarelli. I prodotti commerciali hanno
generalmente un buon effetto cromatico, ma la loro irreversibilità è stata sottolineata
anche dal citato studio dell’Istituto Centrale (Imagine “0” IR 200 della IRCA,
BS-28 della Wacker e Guardian della Zernike, Funcosil della Remmers).
Art-Shield
1 deve il suo effetto barriera alla
formazione di una pellicola trasparente, sottile ed aderente che riveste i pori
delle superfici trattate, e impedisce ai graffiti di penetrare in profondità
nel supporto.
La tipologia di cera rende il trattamento a basso effetto
cromatico e stabile chimicamente, al contrario di prodotti a base di cere
naturali, che oltre a presentare scarsa efficacia al momento di rimuovere la
scritta, danno problemi di degrado nel
tempo (B-Wax della All-clean).
Prodotti similari (PMC 20 della CIR, G-Pro della Mega
Corp., Wallgard Graffiti Barrier della Mapei e AGS Grafficoat 3 della Tensid)
hanno dato maggior effetto di alterazione cromatica nello studio ICR sopra
menzionato.
In uno
studio condotto dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma con
il coordinamento scientifico dell’Istituto Centrale del Restauro [4] sono stati
messi a confronto 6 prodotti antiscritta a base di diversi principi attivi, e Art-Shield
1 è risultato essere il protettivo migliore per la rimozione di vernici spray e
a pennarello da marmo, tufo e peperino. Per il laterizio si è dimostrato
efficace solo se la scritta veniva eseguita a spray, forse per il potere
assorbente nei confronti del pennarello:
di fatto nessun antiscritta si rivelava efficace in
questa situazione. Su travertino il miglior prodotto è invece risultato essere un
altro prodotto a base paraffinica, OFF A/700 della Agep.
Gli altri prodotti, tutti contenenti fluoro, non hanno dato risultati
accettabili.
La tabella sottostante riassume i risultati dello studio:
Marmo
Travertino
Tufo
Peperino
Laterizio
OFF A/700 (Agep)
-
++/+
-
-
-
Akeogard CO (Syremont)
-
-
-
-
-
Fluorophase 3 (Phase) -
-
-
-
- Prostone (Pelicoat)
-
-
-
-
-
Protectosil (Degussa)
-
-
-
-
-
Art-Shield 1 (CTS)
++
-
++/+++
+++
+++/-
Nel caso del doppio risultato il primo si riferisce alla spray, il secondo
al pennarello.
Art-Shield 1 presenta ottima reversibilità: per la rimozione delle scritte
possono presentarsi due casi:
Da superfici non
protette Art-Shield 4, rimotore in gel pronto all’uso,
a da Art-Shield 1 base di solventi a bassa tossicità e tensioattivi
Da superfici Acqua calda (oltre gli 80°C) a bassa pressione
preventivamente protette oppure, dove non ce ne fosse la possibilità, con
con Art-Shield 1
Art-Shield 4
Art-Shield 1 è l’antiscritta più noto ai restauratori italiani, dato che da
quasi vent’anni è presente sul mercato, e che è stato applicato su monumenti
quali il Duomo di Milano, la Basilica di San Giovanni e l’Ara Pacis a Roma, la
Fontana del Nettuno a Napoli. Dal 2003 è stato selezionato ed applicato per la
protezione dei più importanti monumenti di Madrid, e dal 2006 di quelli di
Bilbao e di molti altri in tutta la Spagna.
Bibliografia
1.
Vigliano G. “Graffiti
e antigraffiti” Bollettino ICR 1, (2001). http://iscr.beniculturali.it/index.php?option=com_content&task=view&id=14&Itemid=16
2.
Borrelli E., Moreno Caballero B., Vigliano G.; “Progetto
Axum – Sperimentazione prodotti antigraffiti” ICCROM, 2000.
3.
Krumbein W.E. “Graffiti and antigraffiti – An appraisal” International Workshop
on conservation of Architectural Surfaces: stones and wall covering, Venezia
(1992).
4.
Cardilli L., Cancelieri C., Bernardini C.; “Graffiti e antigraffiti: sperimentazione su
pietre all’aperto in contesto urbano e verifica in laboratorio”, Atti del Congresso “Lo stato dell’arte 2”,
Genova, 27-29 Settembre 2004.
5.
www.emiliaromagna.beniculturali.it/index.php?it/221/linee-guida-vandalismo-grafico