Vogliamo portare a
conoscenza i risultati di due studi mirati alla valutazione delle malte da
iniezione, che non hanno avuto grande risonanza, nonostante l’argomento sia di
estremo interesse e scarsa la letteratura al riguardo; uno perché pubblicato in
una rivista di scarsa diffusione, per quanto internazionale, l’altro perché non
ancora pubblicato.
In entrambi gli studi
abbiamo rilevato con piacere che le malte PLM erano state inserite tra quelle prese
in esame.
Nel primo lavoro [1],
condotto da un team di ricercatori del Getty Conservation Institute e
pubblicato sulla rivista dell’International Institute of Conservation, Reviews
in Conservation, le prove comparative erano molteplici.
La finalità del lavoro era
infatti quella di valutare le prestazioni delle malte da iniezione più
utilizzate dai restauratori in tutto il mondo, e di mettere a punto un
protocollo di analisi, selezionando tra i vari metodi quelli che potessero dare
le informazioni più utili. Gli autori escludevano dall’esame le malte a base di
cemento usate per i rinforzi strutturali delle murature, restringendo il campo
alla riadesione ed il consolidamento delle pitture murali, intonaci e mosaici.
Lo studio partiva infatti
da una approfondita disamina della letteratura, in modo da offrire una
panoramica sulle tecniche finora utilizzate dagli studiosi di tutto il mondo.
Tra le proprietà indagate
riassumiamo: la buona iniettabilità, legata alla fluidità/viscosità, e quindi
il livello di penetrazione, l’assenza di sedimentazione e separazione degli
inerti, il ragionevole tempo di presa, la capacità di svolgere la presa in
assenza di aria e in ambienti costantemente umidi, la bassa tossicità e la
buona lavorabilità.
Nello studio venivano evidenziate
alcune difficoltà nella standardizzazione dei metodi, per esempio nella scelta
del metodo per determinare la fluidità, metodo nato per malte molto più viscose
di quelle da iniezione.
Altro punto focale dello
studio, è stato la valutazione delle proprietà meccaniche, non solo di resistenza a
compressione, che è il parametro più noto, ma anche di adesione. Una critica
viene rivolta in generale al modo della ricerca, dato che quasi sempre ciascuno
utilizza le procedure (di preparazione, stagionatura,….) della normativa del
proprio paese, cosa che rende problematico il confrondo dei dati.
E’ con grande soddisfazione
avere appreso da una delle autrici, nella sua relazione tenuta a Londra al
convegno "Filling the Void” organizzato nel 2009 dall’ICON, che le malte PLM
hanno dato buoni risultati, e aspettiamo di veder pubblicati i risultati
ottenuti nella seconda parte della ricerca.
Il secondo studio [2] non
riguarda solo le malte da iniezione, ma anche consolidanti polimerici iniettabili
all’interno delle murature con analoga finalità, ed è la continuazione di una
sperimentazione condotta nel 2004 [3].
In questa ricerca veniva
creata all’interno di un cilindro in plexiglass una situazione simile a quella
che si può trovare in una muratura decoesa o in un muro a sacco: frammenti di
pietra e inerti più fini. Nel cilindro veniva colata una soluzione diluita di
resina in acqua, quindi la malta da iniezione.
I prodotti polimerici
studiati sono stati resine poliuretaniche (Akeogard AT35), acriliche (Acril 33,
Acroterio e Acrisil 201), fluorurate (Akeogard PU), silossaniche (Stoprim
Micro), caseinato di calcio e poliossazoli (Aquazol 500), oltre a prodotti non
polimerici come l’idrossido di bario ed il silicato di potassio (Keim
Spezial-Fixative).
Tra le malte da iniezione sono
state applicate la PLM-M, la PLM-AL ed il Microlime Novecento.
Dopo una prima fase dove
sono state confrontate varie percentuali di impregnanti e varie tecniche
applicative, sono stati selezionati i migliori prodotti, che sono risultati
l’Acril 33 ed i due Akeogard. Questi ultimi sono stati però scartati per il
loro costo elevato e perché mai testati per questo tipo di applicazione (ed
oggi aggiungerei che questi prodotti sono ormai usciti di produzione).
Tra le malte la scelta è
caduta sulla PLM-M, che ha la diffusione più capillare, e così lo studio si è
sviluppato nella direzione di determinare, per l’accoppiata Acril 33/PLM-M, le
migliori condizioni operative. Gli autori comunicano poi che in future ricerche
altri impregnanti ed altre malte verranno messe a confronto con i migliori
prodotti individuati finora.
Bibliografia
1. Biçer-Simsir, B.,
Griffin I., Rainer L., Palazzo-Bertholon B., "Lime-based injection grouts for
the conservation of architectural surfaces”, Reviews in Conservation, vol. 10, pp. 3-17, 2009.
2. Doglioni, F., Mirabella Roberti, G.,Guadagnin, A.; "Sperimentazione di tecniche e prodotti per il consolidamento di murature
decoese a piu’ paramenti”. Project Report. RELUIS - Rete dei
Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica, Venezia. (2006) (non pubblicato)
3. Doglioni, F.,Mirabella
Roberti, G.,Guadagnin, A.; "Sperimentazione di materiali consolidanti
applicati a nuclei decorsi di murature a più paramenti”, in: Dalla
conoscenza e dalla caratterizzazione dei materiali e degli elementi
dell’edilizia storica in muratura ai provvedimenti compatibili di
consolidamento. Edizioni del Politecnico di Milano - DIS, Milano, (2004)pp. 85-96
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