In ambito
conservativo con il termine "pulitura” si intendono tutte quelle operazioni che
non solo mirano al recupero degli originali valori estetici della superficie
trattata, ma anche alla rimozione delle sostanze che potrebbero causare un
degrado. Nella maggior parte dei casi, i materiali che non permettono una
corretta lettura di un opera d’arte si trovano in superficie, ad esempio in un
dipinto sono al di sopra dello strato pittorico. La pulitura, quindi, è un’operazione
molto delicata, in quanto viene eseguita su strati molto prossimi a quelli
pittorici, e soprattutto per il fatto che la sua azione è irreversibile. Per
questo, l’azione dei sistemi pulenti deve essere solo superficiale e mirata
alla rimozione delle sole sostanze indesiderate; un sistema ideale dovrebbe,
quindi, essere attivo solo ed esclusivamente sui materiali da rimuovere e non
interagire in nessun modo con il substrato pittorico. L’introduzione di sistemi
pulenti gelificati ha senza dubbio migliorato gli strumenti a disposizione del
conservatore per una più corretta e sicura azione di pulitura. Tali sistemi
riescono a limitare l’azione del solvente solo ai primi strati dell’opera
grazie alle capacità di ritenzione caratteristiche delle strutture gelificate.
L’utilizzo di gel come strumento per la pulitura di opere d’arte è
piuttosto recente. I primi studi in questo senso sono stati effettuati da
Wolbers a metà degli anni ’80 [1], ma, come sempre accade in questi casi, le
prime vere applicazioni sono avvenute a distanza di qualche anno, e sono state
introdotte in Italia grazie a Paolo Cremonesi a metà degli anni ’90 [2]. Le
applicazioni e il riconoscimento in ambito internazionale da parte dei
restauratori e della comunità scientifica sono stati graduali, ma alla fine
l’utilizzo delle soluzioni addensate e dei solvent-gelnella pulitura è diventata una pratica consolidata e frequente.
Con la
diffusione della pratica si sono moltiplicati anche i materiali utilizzati,
tanto che oggi CTS ne ha in listino ben 10: Klucel G, Carbogel, Vanzan FC-N ed Etilcellulosa, come addensanti, mentre per la preparazione dei veri e
propri solvent-gel si utilizza l’accoppiata Carbopol Ultrez
21/Ethomeen (C/12 o C/25 a seconda della polarità del solvente); inoltre è
stato recentemente introdotto anche il Pemulen TR2, analogo al Carbopol,
ma con maggior viscosità. Volendo estendere il discorso ai gel rigidi dobbiamo
anche menzionare il Gellano e l’Agar-Art.
Il successo
riscosso dai gel è dovuto principalmente alle loro caratteristiche, che offrono
molti vantaggi rispetto ai metodi di pulitura precedentemente utilizzati.
Infatti, addensando la soluzione pulente è possibile ridurre la migrazione e
penetrazione del solvente all’interno dell’opera e, inoltre, anche la
volatilità viene notevolmente abbattuta, il che comporta una riduzione dei
rischi per gli operatori e delle ottime capacità detergenti.
I gel fisici,
nonostante gli indubbi vantaggi apportati nel campo della pulitura di opere
d’arte, presentano una problematica legata alla loro rimozione che in alcuni
casi può essere di difficile soluzione [3]. Negli ultimi anni gli studiosi
hanno cercato una risoluzione a tale problematica, cercando dei sistemi che
conservassero le buone caratteristiche dei gel fisici senza, però, presentare
il problema dei residui.
Ma prima di
presentare gli sviluppi della ricerca in questo campo, è bene fare un piccolo
approfondimento su cosa sia un gel e sulle caratteristiche essenziali che ne
determinano le proprietà macroscopiche. Una definizione univoca e
universalmente accettata di gel non è, ancora oggi, stata formulata, nonostante
l’utilizzo di questi materiali sia molto diffuso, tanto che è rimasta famosa
una frase di Jordan Lloyd: "il gel è più
semplice da riconoscere che da definire” [4].
Una prima e
più ampia definizione di gel si trova sempre nei lavori di Lloyd: "Solo una regola sembra essere valida per
tutti i gel, ovvero che essi vengono costituiti a partire da due componenti uno
dei quali è un liquido alla temperatura di lavoro, e l’altro, la sostanza
gelificante, è un solido. Il gel stesso possiede delle proprietà meccaniche
comparabili ai solidi, ad esempio quella di mantenere una forma se sottoposto
ad uno stress pari al suo stesso peso, e sotto qualsiasi stress meccanico
mostra fenomeni di tensione”.
Esistono
diverse classificazioni dei gel basate su diverse caratteristiche, ma quella
più interessante per i nostri scopi prevede come criterio discriminante la
natura dei legami instaurati tra le varie catene polimeriche. In questo modo i
gel possono essere suddivisi in due grossi gruppi: i gel chimici e i gel
fisici.
Nei gel chimici la
struttura tridimensionale del gel è caratterizzata principalmente da legami
covalenti che legano saldamente le catene polimeriche. I gel fisici, invece,
sono caratterizzati da interazioni deboli tra le catene (interazioni di van der
Waals, legami a idrogeno o legami dipolo-dipolo). Le sostanziali differenze
esistenti tra le energie di questi legami si ripercuotono anche sulle
caratteristiche dei due tipi di gel.
Il legame
covalente conferisce al gel chimico proprietà meccaniche e reologiche
completamente differenti rispetto al gel fisico. Nel caso di un gel chimico la
viscosità è nettamente maggiore rispetto ai normali valori propri di un gel
fisico; tali valori sono così elevati che molto spesso i gel chimici si
comportano come un oggetto solido. Questa caratteristica, quindi, permette la
completa rimozione del gel evitando a priori la problematica dei residui:
infatti, se le forze di adesione tra superficie e gel sono inferiori alle forze
di coesione interne al gel, è necessaria una semplice azione meccanica per
rimuovere completamente il gel applicato.
In più, le
ottime caratteristiche dei gel fisici come sistema pulente sono interamente
possedute anche dai gel chimici. Infatti anch’essi, presentando un’elevata
affinità con la fase liquida, riescono a caricarne una quantità molto maggiore
del loro peso e permettono un sensibile abbattimento sia della penetrazione del
solvente all’interno della superficie sia della volatilità del solvente stesso.
La ricerca sviluppata principalmente dal C.S.G.I. dell’Università di
Firenze [4, 5] si è quindi concentrata nella sintesi di nuove sostanze
gelificanti con caratteristiche idonee per il restauro. Il risultato sono stati
dei gel chimici molto compatti con caratteristiche variabili a seconda del
polimero utilizzato: è stato possibile ottenere gel opachi o trasparenti capaci
di caricare agenti detergenti a base acquosa o soluzioni acqua-solvente
(principalmente etanolo, MEK e acetone). Le prime prove applicative eseguite su
supporti cartacei e su tele per la rimozione di adesivi usati in vecchie
rintelature hanno dato risultati incoraggianti.
Grazie alla
ricerca quindi gli strumenti messi a disposizione del restauratore si ampliano
sempre di più: dai primi solvent-gel ai gel rigidi (Agar-agar e Gellano), per
arrivare in futuro ai nuovi gel chimici.
Bibliografia
- R. Wolbers; Workshop
on new Methods in the Cleaning of Paintings;
Getty Trust Pubblications: Getty Conservation Institute; Marina del Rey; 1988.
- Per un quadro aggiornato su tutta la
problematica degli addensanti e dei solvent-gel si veda il recente
P.Cremonesi, E.Signorini; "Un approccio alla pulitura dei dipinti mobili”,
Il Prato, 2012.
- D. Stulik, D. Miller,
H. Khamjian, N. Khandekar, R. Wolbers, J. Carlson, W.C. Petersen, and V.
Dorge; Solvent
Gels for the Cleaning of Works of Art: The Residue Question; Getty Trust Publications: Getty
Conservation Institute; Marina del Rey; 2004.
- D. Jordan Lloyd; The Problem of Gel Structure;
Colloid Chemistry; J. Alexander Ed.; New York; 1926, 1, 767-782
- Giacomo Pizzorusso, Emiliano Fratini,
Josef Eiblmeier, Rodorico Giorgi, David Chelazzi, Aurelia Chevalier, and
Piero Baglioni; Langmuir, 2012, 28 (8),3952–3961.
- Joana A. L. Domingues, Nicole Bonelli,
Rodorico Giorgi, Emiliano Fratini, Florence Gorel, and Piero Baglioni; Langmuir;
2013, 29 (8), 2746-2755.
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