Le resine epossidiche hanno trovato da molti
anni ampia applicazione in campo archeologico, non solo per gli incollaggi ma
anche, ad esempio, per la realizzazione di copie da lasciare in situ, nel caso
di musealizzazione degli originali, come presentato sulla rivista Kermes per la
Tomba dei Cavalli nella necropoli cretese di Priniàs [1].
In quel caso, per ragioni
conservative, era necessario asportare gli scheletri dei cavalli dall’area di
scavo, ma questo avrebbe comportato la perdita della visione d’insieme e quindi
anche del valore storico-simbolico del sito stesso. Era stato quindi deciso di
collocare una copia esatta in resina, ottenuta tramite la creazione di un calco
in gomma siliconica, ed il successivo colaggio di resina epossidica caricata
con inerti (nella foto a fianco la copia in resina).
Oggi, tra le tante
applicazioni delle resine epossidiche, descriviamo l’impiego della Epo 150, in
due casi relativi al settore archeologico.
Il primo intervento si riferisce ad un intervento
condotto dai tecnici della Soprintendenza per i beni Archeologici dell’Abruzzo.
Numerosi resti fossili di grandi mammiferi furono rinvenuti in un giacimento casualmente
scoperto a sud di Ortona (CH), nel corso di lavori stradali [2].
Lo scavo d’urgenza effettuato nell’ottobre del 2002
permise il recupero di resti fossili, prevalentemente di Hippopotamus gr.
Antiquus, riferibili al Pleistocene medio iniziale (circa 700.000 anni fa):
la mandibola quasi completa, un incisivo, due molari, ed un canino superiore,
alcune vertebre cervicali, toraciche, lombari e caudali, alcune coste, il
coxale ed il femore destro. La mandibola, per le sue dimensioni e per la sua
completezza, risultava il reperto più significativo, seriamente compromesso da
numerose fratture e fessurazioni, nonché da infiltrazioni nel tessuto spugnoso
di apparati radicali.
Dopo il completamento di tutta la documentazione, le
operazioni di isolamento e scavo si
svolsero insieme alla contestuale protezione ed al
primo consolidamento dei reperti. Per ogni elemento si procedette
all’applicazione di una sottile pellicola di pvc trasparente, seguita dalla
bendatura con garza gessata.
Nel recupero della mandibola di ippopotamo fu
necessario procedere con estrema cautela, per la sua fragilità, le dimensioni, la
conformazione e la giacitura. Questo reperto infatti, prima dello “strappo”
finale, fu ulteriormente inglobato nel poliuretano espanso all’interno di una
struttura di protezione.
Trasportata in laboratorio, la mandibola fu
progressivamente liberata e restaurata. Per il consolidamento e per la continuità
strutturale fu impiegata la dispersione poliuretanica Akeogard AT40, mentre nei
punti particolarmente fragili del reperto e soggetti a cedimenti fu iniettata
resina epossidica Epo 150.
Il secondo intervento è avvenuto su una parte della
ricca collezione di paleobotanica del Museo di Geologia e Paleontologia
dell’Università di Padova, esposta nella “Sala delle Palme”, in accordo con la
Soprintendenza Archeologica per il Veneto [3].
Le fronde di palme fossili in questione sono di
eccezionale valore scientifico, storico ed estetico, anche per le loro grandi
dimensioni che in alcuni casi superano i due metri d’altezza.
La preparazione dei reperti risale, in alcuni casi,
alla metà dell’Ottocento, mentre l’allestimento risale alla fine degli anni
Trenta del Novecento e, pertanto, sono ormai entrambi storicizzati.
Dopo un’imponente campagna diagnostica, si è proceduto
in situ alle operazioni di pulitura, consolidamento delle superfici (con
Paraloid B72 in butile acetato), stuccatura (con un impasto di silice
micronizzata e Paraloid B72 in acetone), ed infine all’incollaggio delle
profonde fessurazioni, con Epo 150
Bibliografia
- Borgioli L., Venturini G., “Resine epossidiche per copie”,
Kermes n°55, 2004.
- Agostini S., Caramiello S., Rossi M.A.; “Un intervento di scavo
e restauro paleontologico: il giacimento con Hippopotamus antiquus di
Ortona (CH)”, Il MIBAC, ricerca e applicazioni a confronto, X Salone
dei Beni e delle Attività Culturali, Venezia, 1-3 Dicembre 2006.
- Del Favero L, Fornasiero M., Reggiani
P., Zorzi F., Molin G.; “Il restauro dei vegetali fossili esposti nella
“Sala delle Palme” del Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università
di Padova”, Museologia Scientifica
nuova serie, 6(1-2): 49-57 (2012).
-