Quando si presenta il problema di desalinizzare una pittura murale, un
intonaco o una muratura, dobbiamo individuare la tipologia di sali presenti,
tramite una corretta diagnostica, per poter procedere alle due scelte
successive:
1.
scegliere
la soluzione da applicare (che può essere anche la sola acqua demineralizzata,
o una soluzione di carbonato d’ammonio in presenza di solfati, o altro ancora);
2.
scegliere
il miglior materiale per supportare l’impacco.
In uno studio svolto dal Politecnico di Milano [1], cui si rimanda per
il dettaglio delle analisi, che qui vengono solo riassunte, due tipologie di
impacco sono state applicate su vari tipi di superfici, con differenti
risultati.
Condizioni operative
Tipo di impacco: seppiolite + 55% di acqua e polpa
di cellulosa + 22,5% di acqua
Tempo di contatto: ad asciugatura (20 giorni)
Numero di impacchi: 2, con analisi effettuate sia dopo
il primo che dopo il secondo
Nella tabella sottostante si riportano le % dei sali determinate nelle
aree campione, prima e dopo il trattamento desalinizzante
Tipo di Tipo di
% di sale prima % di sale dopo % di sale dopo % di abbattimento % di abbattimento
superficie
sali (quantità) dell’ impacco
impacco con seppiolite
impacco con polpa di carta con seppiolite con polpa di
carta
Intonaco Magnesio (elevata)
17,4
11,2
13,7
36
41
grezzo_____________________________________________________________________________________________________________________________
Intonaco con Solfati (elevata) 13,8
7,9 4,3
43 46
strato pittorico
_____________________________________________________________________________________________________________________________
Finitura a finto Magnesio, solfati
marmorino in
e nitrati
(elevata)
23,5
10,1
10,2 51
49
stucco lucido
Magnesio e nitrati
(elevata)
14,0
8,5
5,5 51 49 Magnesio e nitrati
(elevata)
13,6 5,
5,9
51 49
Possiamo concludere che con queste condizioni operative e queste
tipologie di sali, la seppiolite opera con maggior efficacia sul marmorino, mentre
negli altri due casi è la polpa di carta che risulta più efficiente.
In un successivo approfondimento sono state valutate le % di
assorbimento dei soli anioni, ossia
la componente che può creare i maggiori problemi.
Tipo di superficie
Tipo di sali superficiali (quantità)
% di abbattimento con seppiolite
% di abbattimento con polpa di
carta
Intonaco grezzo
Solfati
116
29
Intonaco con strato pittorico
Solfati (elevata) 17
20
Finitura a finto marmorino in
stucco lucido
Solfati e nitrati (elevata)
298
61
Trattandosi di valori %, come è possibile ottenere dei valori superiori
a 100? Questo è dovuto ad una quantità di sale estratta superiore a quella
determinata sulla superficie prima dell’impacco. In altre parole, in due casi
l’impacco con seppiolite va ad estrarre anche dei sali presenti sotto la
superficie, e nel caso del marmorino, anche in quantità considerevoli.
Un secondo studio del CNR-ICVBC [2] ha messo a confronto un prodotto pronto
all’uso con una miscela di seppiolite e polpa di cellulosa.
Condizioni operative
Tipo di impacco: Westox Cocoon e miscela seppiolite
e polpa di cellulosa (Arbocel BC 1000) in rapporto 1:1, additivati con acqua
demineralizzata.
Tempo di contatto: ad asciugatura (20-30 giorni)
Numero di impacchi: 2, con analisi effettuate sia dopo
il primo che dopo il secondo
Nella tabella si riassume i risultati delle determinazioni dei sali
prima e dopo gli impacchi.
Tipo
di superficie
Riduzione % dopo la 1°
applicazione
Riduzione % dopo la 2°
applicazione
Westox Cocoon
Seppiolite + Arbocel
Westox Cocoon
Seppiolite + Arbocel
Mattoni
a vista
10,3
12,5
67,0
67,6
Mattoni
coperti da intonaco a marmorino
30,6
-2,3
64,8
73,6
Anche questo
studio conferma quanto da tempo osservato sia su cantiere che in studi
diagnostici: il primo impacco mette in movimento i sali e li richiama verso
la superficie (e così a volte si peggiora la situazione); nel caso
dell’impacco Seppiolite/Arbocel dopo il primo impacco si ha addirittura una
riduzione negativa, ovvero ci sono più sali di prima.
Solo l’applicazione di un secondo
impacco porta ad una efficace rimozione dei sali.
E infatti le
due tipologie di impacchi si livellano al 2° passaggio attorno a riduzioni del
68%.
Una ulteriore valutazione per una scelta corretta va sempre fatta in
base alla semplicità di rimozione del materiale dell’impacco: la seppiolite
presenta maggior difficoltà nel caso di superfici molto porose o in cui sono
presenti microcavillature. Infatti, le particelle, più fini rispetto alle fibre
della cellulosa, possono rimanere intrappolate e richiedere un intervento più
accurato per la loro eliminazione. In questi casi può diventare necessaria
l’interposizione di una carta giapponese, con l’ulteriore aumento dei tempi e
dei costi.
Ancora una volta possiamo concludere che non esiste il materiale
perfetto, ma che dobbiamo sempre effettuare una valutazione corretta sia del
materiale da rimuovere, che del supporto su cui andiamo ad operare: ecco che
una semplice misura dei sali può aiutarci a risparmiare tempo e denaro, e a
ottimizzare il risultato.
Bibliografia
1.
Valentini
M., Negrotti R., Braggio R., Bramante S., Vicentini R., “Efficacia di due materiali per impacco nella rimozione dei sali
solubili dalle superfici murarie”, VII Congresso Nazionale IGIIC “Lo stato
dell’arte 7”, Napoli, 8-10 ottobre 2009.
2. Tiano P.,
Matteini M., Cianchetti R, Schonhaut G.; “Prove
di rimozione di sali solubili a mezzo impacchi estrattivi da materiali porosi”, VI Congresso Nazionale IGIIC “Lo
stato dell’arte 6”, Spoleto, 2-4 ottobre 2008.
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