I
sorprendenti effetti di pulitura ottenibili tramite l’applicazione dei gel di
agar, sia in forma fluida (a caldo), sia in forma triturata (a freddo, come
Nevek), hanno suscitato curiosità e desiderio di comprendere anche a livello
teorico i meccanismi di base. Oggi possiamo aggiungere alle centinaia di
applicazioni pratiche condotte in tutto il mondo, due importanti risultati
scientifici.
Il primo
ci arriva dai laboratori della Soprintendenza di Aosta, diretta dal chimico
Lorenzo Appolonia, che ha coordinato la ricerca della borsista Sylvie Cheney,
avvalendosi della Calorimetria a
Scansione (DSC) per determinare le energie di cristallizzazione
relative al passaggio liquido/solido, del Microscopio
Elettronico a Scansione (SEM) per osservare i canali costituenti la
struttura stessa, ed infine della Risonanza Magnetica Nucleare (NMR), per
determinare la quantità di acqua libera e legata alla struttura del gel:
quest’ultima informazione ci sembra particolarmente interessante, in quanto
direttamente correlata all’effetto pulente, e questo emerge: nei gel di agar
esistono due tipi di acqua. Abbiamo acqua fortemente legata alle catene del
biopolimero, di fatto bloccata, e quella contenuta nelle cavità, dotata di
mobilità, che può essere espulsa esercitando una semplice pressione sul gel
(fenomeno detto sineresi); è proprio quest’ultima acqua la responsabile
dell’effetto di pulitura, e di assorbimento dello sporco solubile all’interno
dello spessore del gel. Intuitivamente, maggiore la quantità del polimero nel
gel, maggiore la % di acqua legata, e minore la % di quella “libera”; quindi,
in conclusione, anche minore l’effetto pulente, ma, grazie alla maggior
compattezza del gel rigido, anche minor diffusione dell’acqua nel substrato.Oggi,
grazie allo studio di Sylvie Cheney e Lorenzo Appolonia, abbiamo un’indicazione
dei rapporti da queste due “acque”. Dalla tabella possiamo vedere come esista
un vero e proprio scalino tra le concentrazioni del 3 ed del 4%; per le %
inferiori al 3 l’acqua strutturale è ben inferiore alla metà del totale, e
questo valore non varia granchè anche scendendo all’1%.
Salendo al
4% si ha una improvvisa impennata, ed il valore raggiunge il 77%, addirittura
l’83% con una concentrazione di AgarArt del 5%.
E’ chiaro
che valori così elevati di acqua “bloccata” corrispondono anche ad una
riduzione della cessione di acqua al substrato, e in parte anche dell’effetto
pulente.
% di
AgarArt
% di
acqua di struttura
1
33,7
2
38,9
3
44,0
4
77,0
5
83,4
Altra
importante osservazione è quella relativa alle “ricotture”: l’esperienza di chi lavora con i gel di agar è che
riportare nuovamente i gel a fase liquida tramite un secondo (o addirittura
terzo) riscaldamento, migliora le proprietà pulenti del gel stesso. Questa
impressione è stata confermata dalle misure DSC: con il passaggio a due e a tre
cotture è stata riscontrata una maggior mobilità dell’acqua “libera”
all’interno del reticolo del gel.
Analoghi
risultati sono stati ottenuti da un gruppo di ricerca sorto tra le Università
di Torino e Milano, il CNR-IVBC di Milano e il CNR di Roma [2], che ha
effettuato sui gel di agar, oltre alle misure DSC e NMR, anche misure termogravimetriche (TGA), che permettono
di determinare la quantità d’acqua nelle varie forme di associazione.
Da questi
ultimi risultati è possibile osservare addirittura 3 diversi tipi di acqua:
-
Acqua legata non-congelabile che è
fortemente associate con la struttura del polimero e non mostra alcuna
transizione di fase solido-liquido. Da misure DSC questa è attorno al 7%
se l’agar è all’1%, e sale al 20% con l’agar al 3 e 5%.
- Acqua legata congelabile che è la
frazione meno fortemente legata alla matrice polimerica e che mostra una
temperature di fusione e di congelamento notevolmente diversi dall’acqua
libera.
- Acqua libera che si
comporta come l’acqua non gelificata (simili temperature di fusione e di
congelamento).
Dalle
misure NMR risulta una quantità di acqua legata del 4-7%, notevolmente
inferiore a quanto ottenuto tramite tecnica DSC, e quella libera sale quindi al
93-96%. Le curve TGA mostrano dei processi di complessi, legati proprio a
questi diversi tipi di acqua, che si concludono con la completa disidratazione
arrivando anche a 170°C in alcuni casi.
In generale si osserva che la struttura del gel
rallenta:
1. il movimento
delle molecole d’acqua rispetto a quelle di una soluzione (lo si determina
tramite le velocità di rilassamento in NMR);
2. l’evaporazione
dell’acqua: prima evapora quella libera, poi quella legata.
Sono stati analizzati 4
diversi tipi di agar reperibili in commercio, e AgarArt risulta tra i vari tipi quello che rilascia
l’acqua più lentamente, permettendo così un miglior controllo.
In conclusione aumentando la % di agar si rallenta
l’acqua libera, perché aumentano le probabilità di urti con la struttura del
gel, e questo corrisponde ad una minor bagnatura del materiale su cui viene
applicato, associata ad un rallentamento dei processi di pulitura.
Bibliografia
1. www.regione.vda.it/allegato.aspx?pk=33824
2. Moira Bertasa, Tommaso Poli, Chiara Riedo, Valeria Di Tullio, Donatella
Capitani, Noemi Proietti, Carmen Canevali, Antonio Sansonetti, Dominique
Scalarone; “A study of non-bounded/bounded water and water
mobility in different agar gels”, Microchemical Journal 139 (2018) 306–314.
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