Siamo ormai abituati ai materiali nanotecnologici applicati al
restauro: il Nanorestore, introdotto nel 2008, il Nano Estel due anni dopo. Si
tratta però di consolidanti, che non hanno sostanzialmente alcun effetto
idrorepellente.
Grazie agli ultimi avanzamenti nel settore delle
nanotecnologie, è possibile innestare sulla superficie delle nanosilici, degli
spezzoni di molecole che ne modificano le proprietà; parliamo allora di nanosilici
funzionalizzate. Ad esempio, innestando catene alchiliche o silossaniche si
ottengono proprietà idrofobiche, mentre con l’innesto di catene fluorurate
l’effetto sarà non solo idrofobico, ma anche oleofobico.
Ricordiamo che una nanosilice è una particella di biossido di
silicio (SiO2), di forma sferica e con diametro compreso tra 5 e 100
nm. È importante sapere che esistono decine di tipologie di nanosilici, diverse
per dimensioni e distribuzione delle particelle, modalità di stabilizzazione, e
presenza di additivi di vario tipo. Solo alcune hanno dato risultati
apprezzabili per il settore restauro.
A seconda delle modalità con cui vengono prodotte, le
nanoparticelle di silice, sempre sottoforma di dispersioni acquose, possono
essere:
- monodisperse (con una distribuzione
dimensionale delle particelle molto ristretta);
- polidisperse (con una più ampia
distribuzione dimensionale).Una volta fatte penetrare nella struttura porosa di un
materiale, ed evaporata l’acqua, le nanosilici reagiscono sia con i gruppi
idrossili presenti sulle superfici lapidee, sia tra loro stesse, formando dei
polimeri di silice, analogamente a quanto avviene con il consolidante più noto
e in assoluto più utilizzato, il silicato d’etile.
Del resto è proprio dal silicato d’etile che si parte per
ottenere le nanosilici, attraverso i classici passaggi di idrolisi e
policondensazione, in un processo denominato sol-gel.
Per chi volesse approfondire l'argomento consigliamo la lettura
dei seguenti articoli del Bollettino CTS:
- Proprietà
Nano Estel,
- Nano
Estel come legante
- Confronto
Nano Estel - Estel 1000
Per la scelta di una silice funzionalizzata si è avviato uno
studio preliminare mirato a valutare quattro prodotti presenti sul mercato,
mettendoli a confronto con il classico silossano disperso in acqua Silo 112, e
sono state quindi trattate due diverse tipologie di pietra, una arenaria
(pietra serena) e una calcarea. Subito dopo l’applicazione tutti i prodotti
davano elevati angoli di contatto (>110°) e ridotti assorbimenti d’acqua
(0,15 per la calcarea e 0,35 per l’arenaria). I provini sono stati quindi
esposti per 4 mesi in esterno, a pioggia e irraggiamento diretto, al fine di
valutarne la resistenza. I risultati ottenuti al termine del pur breve periodo
di invecchiamento naturale, e riassunti nella tabella 1, hanno evidenziato per
alcuni prodotti una diminuzione dell’efficacia protettiva, che è rimasta invece
inalterata per altri.
Al termine dell’invecchiamento i valori di colore di tutti i
prodotti rientrano perfettamente nei limiti di accettabilità (ΔE <3), con il
peggior dato colorimetrico relativo al silossano all’acqua, che mantiene però
ottimi risultati sia di assorbimento capillare, che di angolo di contatto.
Calcare
Arenaria
Wa
Angolo di contatto
ΔE
Wa
Angolo di contatto
ΔE
Non trattato
0,253
22°
-
0,556
11°
-
Silo 112
0,15
136°
2,66
0,354
125°
2,50
Prodotto 1 0,202
142°
0,23
0,505
131°
0,50
Prodotto 2
0,337
148°
1,56
0,556
40°
0,97
Prodotto 3
0,15
58°
1,15
0,556
83°
1,04
Prodotto 4 0,152
115°
1,90
0,354
110°
1,34 Tabella 1_ Misure di assorbimento capillare, dell’angolo di
contatto e di variazioni colorimetriche dei campioni di calcare ed arenaria
dopo 4 mesi di esposizione all’esterno.
È interessante notare che il Prodotto 1 applicato sull’arenaria
ha perso quasi completamente efficacia secondo la valutazione tramite
assorbimento capillare ma conserva un elevato angolo di contatto (131°). Simili
risultati sul calcare: i prodotti 1 e 2 perdono efficacia secondo
l’assorbimento capillare, che è il parametro fondamentale per la valutazione di
un idrorepellente, mentre forniscono i migliori risultati sotto il profilo
dell’angolo di contatto (142° e 148°). Possiamo concludere che la valutazione
del solo angolo di contatto non solo è insufficiente, ma può addirittura
condurre a conclusioni erronee.
Il prodotto 4, nonostante un calo del valore di angolo di
contatto (fig.2 e fig.4) è risultato il prodotto che mantiene i
più bassi livelli di assorbimento d’acqua, con variazioni colorimetriche
impercettibili ad occhio nudo (ΔE<2), ed è stato selezionato come prodotto
migliore, e attualmente distribuito con il nome Nano Silo W.
Sono attualmente in corso ulteriori test per valutarne l’efficacia
su altre tipologie di pietra e la resistenza a cicli di cristallizzazione
salina.
Altre prove sono in corso su prodotti con proprietà
oleofobiche, che potranno risultare utili sia come antiscritta, sia come
protettivi antimacchia per pavimentazioni.
Vedere FOTO sotto riportate:
Figura 1_Angolo di contatto su calcare non trattato
Figura 2_Angolo di contatto su calcare trattato con Nano Silo W
Figura 3_Angolo di contatto su arenaria non trattata
Figura 4_Angolo di contatto su arenaria trattata con Nano Silo W
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