La
presentazione dei due prodotti basati su elastomeri fluorurati (vedi
lo scorso numero del Bollettino CTS), è stata solo la prima
tappa di un viaggio nel mondo della chimica del fluoro.
Ora passiamo alle possibilità offerte da una seconda classe di
polimeri fluorurati, i fluoropolieteri.
Apparsi
sul mercato con il nome Fomblin, non risultarono mai completamente
soddisfacenti sotto il profilo prestazionale, legato principalmente
ad un lento ma graduale effetto di migrazione delle molecole
all’interno della struttura porosa, che lasciavano di fatto la
superficie non protetta.
Il
prodotto che proponiamo, denominato Fluoline
PE, possiede invece dei gruppi terminali
fosfato, che si agganciano al materiale lapideo fornendo così
l’ancoraggio necessario; non si tratta quindi di un normale
fluoropolietere, ma di un fluoropolietere funzionalizzato.
A
differenza di quanto proposto in passato (con il nome di Akeogard P),
Fluoline PE è un concentrato emulsionato in sola acqua
demineralizzata. Questo fa sì che non si abbiano nè
problemi di infiammabilità, nè per la salute
dell’operatore, dato che Fluoline PE
non presenta valori intrinseci di
tossicità e quindi si propone come un prodotto utilizzabile in
cantiere o in laboratorio in assoluta sicurezza.
Il
concentrato deve essere diluito o con ulteriore acqua
demineralizzata, o con alcool isopropilico, qualora si ritenga
necessario non utilizzare il veicolo acquoso (presenza di sali o di
altre sostanze idrosolubili presenti all’interno del
manufatto,....).
Questo
prodotto è stato sottoposto ad invecchiamento accelerato nei
laboratori del CNR-ICVBC di Firenze, nell’ambito di uno studio
comparato con altri prodotti come il già citato eastomero
fluorurato Fluoline HY,
il Paraloid B-72, il
silossano Silo 112, un
prodotto a base cicloalifatica (Regal
Varnish), una microemulsione
acrilica ed un polimero idrosolubile come
l’Aquazol. I
risultati completi di questo studio comparativo verranno presentati
in Ottobre al convegno annuale del Gruppo Italiano dell’IIC, che si
terrà a Spoleto.
Lo
spettro FTIR che riportiamo mostra come l’invecchiamento lasci
sostanzialmente inalterata la molecola, dato che non appaiono nuovi
picchi relativi, ad esempio, a gruppi ossigenati caratteristici del
procedere di una ossidazione (si riscontra solo una variazione di
intensità).
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Di pari passo all’assenza di nuovi gruppi
funzionalizzati è il mantenimento del colore,
misurato su provini di marmo bianco di carrara.
Sono state fatte due applicazioni con diverse quantità
di Fluoline PE. La prima, in eccesso, ci ha poi permesso di leggere
eventuali variazioni con l’invecchiamento, e ha dato un ?E* di 10,86, chiaramente percettibile ad occhio nudo.
Questa quantità, 120 g/m2, non deve mai essere applicata nei casi
reali. La seconda prova ha invece impiegato un quantitativo ideale per la
situazione reale di un marmo, ossia 12 g/m2, ed il ?E* è stato di 1,64, variazione assolutamente non
percettibile ad occhio nudo.
Con il procedere dell’invecchiamento il provino di
marmo trattato non ha dato luogo a variazioni del ?E* iniziale, pur trovandoci nella situazione di
applicazione eccessiva.
Altro risultato importante è l’assoluta assenza di reticolazione, sempre in linea con la
stabilità del prodotto.
Verificata la stabilità, la domanda che ci possiamo
ora porre è: “Perché usare un fluoroetere?” Riassumiamo quindi i vantaggi di
questa classe di polimeri
Proprietà
Conseguenza operativa
Elevata
stabilità chimica del legame C-F, che stabilizza anche i vicini legami C-C
Inerzia agli agenti
chimici, alla luce ad al calore, durata nel tempo maggiore rispetto a quella
di acrilici, vinilici, silossani
Bassissima energia superficiale
Non bagnabilità sia da
parte dell’acqua che da parte degli
idrocarburi e olii minerali (effetto
idro-oleorepellente), e quindi effetto antimacchia
Idrorepellenza superiore per i gruppi CF3 rispetto ai gruppi CH3
Minor quantità di prodotto necessario per una
protezione ottimale
Trasparenza
alle radiazioni luminose
Ridotto rischio di fotoossidazione
Come tutti i materiali, anche i fluoroeteri come
Fluoline PE hanno delle precise caratteristiche e presentano quindi dei limiti
applicativi, che andiamo a riassumere.
Proprietà
Conseguenza operativa
Le molecole presentano bassissima Tg, e rimangono “liquide”
Se viene applicato un eccesso di prodotto può verificarsi il fenomeno di adesione della
polvere
Nelle molecole sono stati inseriti gruppi terminali fosfato che permettono l’aggancio
alla superficie
Dopo alcune ore il prodotto risulta difficilmente rimovibile (utilizzare subito
dopo l’applicazione alcool isopropilico o Solvanol per ridurre eventuali
accumuli sulla superficie)
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