(2° parte - La
deacidificazione in massa)
Riprendiamo
il discorso introdotto nel n°10 del Bollettino CTS, dove furono presentate le
problematiche relative alla formazione di acidità nella carta e nei supporti
tessili, incluse le tele dei dipinti.
Sostanzialmente
la deacidificazione consiste nell’introdurre un materiale alcalino come un
idrossido di magnesio o di calcio: operazione relativamente semplice, quando
associata, per esempio, ad un lavaggio acquoso di un foglio singolo, ma che si
complica enormemente se il trattamento deve essere condotto in massa.
Un
libro non slegato non potrà essere immerso in una soluzione acquosa, per una
serie di problemi, primo tra tutti l’asciugatura.
Anche
se il principio attivo viene sciolto in solvente il problema è legato alla
rimozione del solvente stesso, per non parlare della sua azione su inchiostri,
materiali delle copertine.... In ogni caso si tratta di un intervento
estremamente delicato, che prevede una fase di preselezione degli
oggetti da trattare. Infatti nessuno dei sistemi messi a punto permette il
trattamento indifferenziato di tutte le tipologie di volumi che possono essere
presenti in una qualsiasi biblioteca. Possono essere presenti, a fianco delle
molteplici varietà di carta e di inchiostri, anche materiali come pergamena,
pigmenti applicati con varie tecniche, plastiche, tessuti, inserti metallici e
quant’altro la fantasia di un rilegatore abbia potuto escogitare.
Una
volta che un esperto restauratore abbia eliminato tutti gli oggetti che
potrebbero essere danneggiati, alcuni sistemi di deacidificazione richiedono un
pretrattamento dei volumi. La fase finale consiste in una asciugatura,
che può avvenire in condizioni controllate, come il sottovuoto a bassa
temperatura (“Vacuum Freeze Drying”)[1].
La storia
Gli
studi più importanti sui trattamenti di massa si sono svolti negli Stati Uniti
negli anni ’80-‘90, e la Library of Congress è stata promotrice di approfondite
ricerche e confronti tra i metodi. Varie aziende hanno proposto trattamenti
sfruttando sia diversi prodotti alcalini, sia diversi veicoli.
I
primi studi non furono promettenti: ricordiamo che in un primo esame
comparativo del 1990 [2], condotto proprio dalla Library of Congress, furono
messi a confronto tre processi: Wei’To, DEZ e FMC (vedi tabella), valutando
vari parametri, che andiamo a vedere perchè ci aiutano a capire la complessità
del problema..
Il
pH ottimale da raggiungere al
termine del trattamento di deacidificazione fu fissato tra 6.8 e 10.4: sotto
6.8 si considera la deacidificazione non avvenuta, mentre sopra a 10.4 si entra
in un range considerato pericoloso
(rischio di idrolisi alcalina).
Tutti
e tre i sistemi furono respinti per vari motivi: anche se con tutti il pH
veniva portato sopra a 7.5, il sistema FMC non dava uniformità di trattamento, cioè una parte delle pagine rimaneva
acida, mentre per tutti e tre i sistemi le riserve
alcaline (il cui target era stato fissato a 300 meq/Kg), erano insufficienti
e mal distribuite.
Anche
se non c’erano variazioni del colore nè perdita delle proprietà meccaniche al
termine dei trattamenti (requisiti fondamentali richiesti), i libri erano stati
eccessivamente essiccati, fatto che
portava ad un leggero increspamento delle pagine.
I
trattamenti furono addirittura valutati da un gruppo di esaminatori per
individuare gli odori residui: al
termine dei test alcuni esaminatori accusarono mal di testa e irritazione alla
gola. Non fu reso noto però a quale dei tre processi fosse imputabile
l’effetto.
Quasi
contemporaneamente 7 metodi di deacidificazione di massa (i primi 7 della
tabella), che comprendevano anche i tre citati sopra, vennero sottoposti ad un
altro studio comparato, stavolta dall’istituto belga IRPA (Institut Royal du Patrimoine Artistique),
ed i risultati, pubblicati sulla rivista Restaurator
da Anne Liénardy nel 1994 [3], videro prevalere i sistemi DEZ e Bookkeeper,
ritenuti superiori al Wei T’o, all’Archival Aids e all’FMC. Furono invece
respinti i sistemi BPA e Viennese.
Purtroppo
proprio negli anni immediatamente successivi il bando dei CFC (dovuto al
problema del buco nell’ozono), costrinse varie aziende, che utilizzavano questi
solventi come veicolo, a ripensare i loro processi, comportando la modifica di
principi attivi, veicoli e metodologie di applicazione.
Inoltre
nel 1994 Akzo Nobel si ritirò dal mercato giudicandolo antieconomico: il
processo DEZ, interessante in quanto basato su un gas (dietilzinco), presentava
problemi collaterali, tra cui la fotosensibilità dello Zn(OH)2 che costituiva
la riserva alcalina, e l’esplosività del gas stesso (un impianto era saltato in
aria nel 1985).
Questi
cambiamenti vanificarono le meritorie comparazioni della Library of Congress e
dell’IRPA.
Quadro
riassuntivo dei sistemi di deacidificazione di massa
Nome
Produttore – Ente
Principio attivo/solvente/periodo
DEZ
Akzo and
Library of Congress e Harvard
University
Dietilzinco in etano
Primi studi nel 1978. Cessato nel 1994.
FMC
FMC
Corporation (USA)
Mg butossitriglicolato in CFC prima, in eptano poi.
Primi studi negli anni ’80.
Wei T’o
Wei
T’o Associates – Union Carbide – Public Archives of Canada
Metossi Mg metil carbonato (MMMC) in
triclorotrifluoroetano, metanolo
Fondata nel 1972. Primo impianto nel 1981.
Archival
Aids
Bibliothéque
Nationale de France
Metossi etossi Mg carbonato ed Etossi Mg carbonato. Dal
1987.
BPA
Fiber Preservation
Ammoniaca + mono- di- e tri-etanolammine
“Viennese System”
Henkel – Osterreichische Nationalbibliothek
(A)
Ca(OH)2 + metilcellulosa in acqua e poi Vacuum
Freeze Drying
Bookkeeper
Koppers, dal 1987 Preservation
Technologies, Inc. (USA),
e dal 2002 anche Archimascon (Olanda)
MgO in perfluoroalcani.
Primi studi nel 1980, brevettato nel 1985.
Papersave
Nitrochemie Wimmis (Wimmis, Svizzera) e Zentrum
für Bucherhaltung (Leipzig, Germania)
Alcossido di Mg e Ti prima in triclorotrifluoroetano e poi
inesametildisilossano (HMDO)
CSC Booksaver
Conservacion de Sustratos
Celulosicos (E)
Preservation Academy Leipzig (D)
Propilato e carbonato di magnesio in propanolo e eptafluoropentano
(HFC 227)
Neschen
Neschen AG (D)
Bicarbonato di magnesio in acqua
Libertec
Libertec Bibliothekendienst (D)
MgO e CaCO3 in flusso d’aria
La situazione oggi
La
scomparsa del DEZ e altre vicende legate non solo alla qualità dei processi,
hanno ridotto sostanzialmente a quattro i sistemi di deacidificazione in massa
attualmente in uso:
Wei T’o_ Basa la sua azione sul metossi magnesio metil
carbonato, ed è il più vecchio sistema di deacidificazione, essendo “attivo”con
un impianto fin dal 1981.
Bookkeeper_ E’ il sistema adottato da molte biblioteche degli
USA, Canada, Olanda e Giappone. Sfrutta la reazione dell’ossido di magnesio,
che con l’umidità forma l’idrossido. L’eccesso si trasforma poi lentamente, per
azione della CO2 dell’aria, in carbonato di Magnesio, che
costituisce la riserva alcalina.
CSC Booksaver_ Anche in questo caso si utilizza un sale di
magnesio. Il sistema è adottato in Spagna e Germania.
Papersave_ Meglio noto in letteratura come “Battelle Process”
essendo stato sviluppato in Germania dal Battelle Ingenieurtechnik e dalla
Biblioteca Nazionale Tedesca, nasce concettualmente nel 1987, mentre la
costruzione del primo impianto è del 1994.
Possiamo
concludere che oggi vari processi validi e raffinatisi nel tempo sono disponibili
a quelle biblioteche che vogliano effettuare deacidificazioni in massa.
Bibliografia
1.
Guiducci
Bonanni C., Sassetti M.; “Presidi e tecnologie di intervento di massa sul
materiale cartaceo: un sogno o una possibilità?” Kermes Anno IX, 27,
Settembre-Dicembre 1996.
- McCrady E.”Tre
metodi di deacidificazione messi a confronto” The Abbey Newsletter, 15
(1991) 8, 121-124, tradotto da Rossana Rotili su CAB Newsletter n°1 del
Luglio-Agosto 1992.
- Liénardy A.; “Evaluation of seven mass
deacidification treatments” Restaurator 15 (1994), 1-25
- Banik G., Doering T., Kolbe G.; “Quality control
of mass deacidification of library and archival holdings“ 14th Triennial
Meeting, L’Aia (2005).
5.
Anche se un po’
datato il testo della Commissione Europea per la Conservazione e l’Accesso (European Commission on
Preservation and Access, ECPA) molto
ricco di informazioni e dal titolo Mass Deacidification, An
update of Possibilities and Limitations (ECPA-report; 02) di H.J. Porck, è accessibile da: http://www.knaw.nl/ecpa/PUBL/PORCK.HTM
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