Uno
dei materiali “storici” proposti da C.T.S. nel settore del restauro
architettonico è la malta PLM, nelle sue diverse formulazioni per affreschi,
intonaci, murature, mosaici.
Realizzate
con materiali rigorosamente controllati, e sottoposte partita dopo partita a
misure volte a garantirne la qualità, rappresentano per i restauratori di tutto
il mondo le malte per iniezione per antonomasia.
Vogliamo
ricordare solo due dei più importanti restauri che hanno visto l’utilizzo delle
malte PLM in questi ultimi anni:
due
cicli di pitture murali trecentesche come quelle della Castellana di Vergy a
Palazzo Davanzati, a Firenze
(a
fianco, foto di Daniele Rossi), e quelle
dell’Oratorio di Santo Stefano a Lentate
sul Severo (MI) [1].
Ma non possiamo non citare l’utilizzo delle PLM anche in
interventi su pitture murali moderne, come quelle condotte durante i
cantieri-scuola dell’Opificio delle Pietre Dure nel “paese dipinto” di
Arcumeggia (VA).
I
punti di forza che hanno contribuito all’affermazione delle PLM sono:
-
l’alta fluidità ottenibile con una ridotta quantità
d’acqua (80%, ma risulta iniettabile anche con il 60%), inferiore rispetto a
quella necessaria per poter comodamente iniettare malte a base di calci
idrauliche o con calci aeree e pozzolane;
-
l’assenza di sali solubili, anche a confronto con altri prodotti
presenti sul mercato.
Il primo
approfondito studio sulla linea PLM risale al 1993, ad opera dell’Università
degli Studi di Trento [2]; oggi siamo lieti di portare sotto i riflettori i
risultati di un’altra indagine, condotta dal Center for Conservation of
Monuments and Sites di Losanna (Svizzera) [3].
Preliminarmente
all’intervento di consolidamento delle superfici esterne della Cattedrale di
Losanna, in arenaria dell’Aquitania, è stato condotto uno studio comparativo su
varie malte da iniezione.
Ne
sono state messe a confronto 6 tipologie: due a base di legante siliceo (Funcosil e Syton), due a base di calce
aerea miscelata con vari inerti, e due note malte da restauro presenti sul
mercato, Ledan TC1 Plus e PLM-M.
Sono
stati valutati in un primo screening molti parametri fondamentali, come la
viscosità, l’iniettabilità, il tempo di presa, il ritiro, l’adesione.
Tutte
le malte mostravano una bassa viscosità associata ad una buona iniettabilità.
Come era logico aspettarsi da un silicato d’etile, il Funcosil reagiva
lentamente permettendo applicazioni successive, a strati, mentre le malte a
base calce aerea esibivano in superficie tempi di presa più ridotti, con
intasamento dei condotti d’ingresso.
La
miscela calce/pozzolana/microsfere di vetro è stata abbandonata dopo i negativi
risultati mostrati, sia valutando il ritiro che le capacità adesive.
Nella
tabella sottostante si riportano i valori dei parametri più significativi. Per
il quadro completo (incluse le misure sulle malte non stagionate) si rimanda
all’articolo [3]. Per alcuni valori è stata presa a confronto la pietra
arenaria degradata dopo consolidamento con silicato d’etile.
Viscosità
Iniettab.
Ritiro
Adesione
RM
Tp
SO42-
Funcosil
KSE 500 STE
+++
+++
-
+
4
42
n.d.
Funcosil
KSE 300 E
Sfere di vetro+terra
verde
Syton
++ +++
--
+
5
35
n.d.
Polvere
di pietra
Silice micronizzata
Calce
+ ++
+
+
1
40
n.d.
Sfere
di vetro
Polvere di pietra
Calce
e pozzolana
+
++
---
-
abbandonata
Sfere di vetro, sabbia
locale
LEDAN ++
+++ +
+
20
46
5879
PLM-M
++
+++
+
+
20
40
30
Arenaria consolidata
n.a.
12 19
8220
con Wacker OH
+++ molto
buono
RM_
Resistenza meccanica a compressione (N/mm2)
++ buono
Tp_ Porosità
totale (%)
+
sufficiente
n.a. non
applicabile
- negativo
n.d. non
determinato
Altri
parametri risultavano positivi per tutti
i prodotti, come la porosità (tra il 35 ed il 46%), che è sempre superiore
rispetto a quella della pietra consolidata con Wacker OH (19%).
Alcuni
sali misurati su PLM e Ledan (nitrati, fosfati, cloruri, fluoruri) sono bassi,
sull’ordine delle decine di ?g/g,per entrambe le malte, e quindi ininfluenti,
mentre i solfati sono presenti in quantità considerevole nella Ledan (5879 ?g/g
sono circa a 6 mg/g, ossia lo 0,6%), mentre risultano assenti nella PLM-M (solo
30 ?g/g, corrispondenti allo 0,003%).
A
fianco di questa indagine di Rousset e collaboratori vogliamo anche citare le
prove condotte da Maria Rosa Lanfranchi e Sara Penoni, presentate al Convegno
“Scienza e Beni Culturali” del 2005 [4].
In
questa comparazione, dal punto di vista operativo, erano state messe a
confronto oltre alla PLM-A e alla Ledan SM02, altre malte dalle caratteristiche
un po’ diverse, una acrilica ed una ad espansione.
Riteniamo
fondamentali queste periodiche valutazioni effettuate dalle istituzioni, perché
permettono ai restauratori di operare delle scelte critiche sui materiali da
impiegare.
Nonostante
siano passati più di 20 anni dalla messa a punto delle PLM (avvenuta nel corso
del restauro del Pantheon), si conferma una costante attenzione sia del mondo
scientifico che di quello del restauro verso queste malte ad alta fluidità,
come testimoniano sia il recente intervento al Congresso “Filling the Void”,
tenutosi a Londra ed organizzato dall’ICON,
The Institute of Conservation, Stone & Wall Paintings Group, sia lo studio
in corso al Getty Conservation Institute, che ha inserito la PLM-I tra le 7
malte da iniezione in esame.
Bibliografia
- Mentre il restauro della
Castellana di Vergy è stato condotto da Daniele Rossi nel 2006, a Lentate
ha operato lo Studio Zanolini, nel 2007.
- Giovanni Carturan, Gian Domenico
Sorarù, Fabiano Vulcan. Relazione tecnica sulle malte PLM. Technical
report, Università Degli Studi di Trento, Dipartimento di Ingegneria dei Materiali
(1993)
- Bénédicte Rousset, Stéfania
Gentile, Julian James, Barbara Pozzi "Injection grouts for molasse
sandstone preliminary assessment”, consultabile sul sito
della Conservation Science Consulting alla pagina http://www.conservation-science.ch/5-0-publications.html
- Sara Penoni, Maria Rosa
Lanfranchi “Osservazioni su alcune malte da iniezione per la riadesione
degli intonaci nelle pitture murali” Atti del Convegno “Scienza e Beni
Culturali”, Bressanone (2005)
-