Non è una novità
che le atmosfere inquinate delle nostre belle città moltiplicano il degrado
delle opere d’arte.
In alcuni casi,
questo degrado può essere paragonato ad una malattia, come la corrosione
elettrolitica ciclica di leghe in rame chiamata “cancro del bronzo”. Perché si
scateni, devono essere presenti cloruri, ma questi non mancano né nelle città
(le famose piogge acide, in cui i cloruri superano anche le 0,1 ppm), né
ovviamente negli ambienti marini, dove si generano nebbie saline per reazione
tra le goccioline di acqua salata e gas, come il biossido d'azoto, normalmente
presenti nell'atmosfera anche non eccessivamente inquinata.
2NaCl + 3NO2 + H2O --> 2NaNO3 + NO +
2HCl
Il primo passo di
questa corrosione pare essere la formazione dello ione rameoso ad opera
dell'acido cloridrico:
4HCl + 4Cu +O2 --> 2Cu2Cl2 + 2H2O
2Cu2Cl2 + 2H2O --> 2Cu2O +
4HCl
Il cloruro
rameoso (nantokite) è un minerale molto instabile e poco solubile, che in
ambiente acido si solubilizza per dare cuprite (Cu2O) e nuovamente
HCl. L'acido cloridrico attacca il rame metallico in presenza di ossigeno e
umidità:
2Cu + HCl + H2O + O2 --> Cu2 (OH)3Cl
Si formano degli
idrossicloruri rameici basici, verde azzurri (atakamite e paratakamite) e acido
cloridrico, che corrode il metallo sano, formando altra nantokite. Il fenomeno
comporta anche l’alveolizzazione della superficie (pitting). Nella foto,
efflorescenze e pitting dovuti a questo degrado su una moneta di bronzo (http://manuali.lamoneta.it/Restauro.html#fase2a). La reazione continua fino a consumare completamente il rame presente.
Diventa
essenziale quindi, in presenza di questo tipo di corrosione, inibire i cloruri,
rimuovendo i composti rameosi o convertendoli in monossido cuproso (Cu2O,
cuprite), molto stabile. I principali trattamenti sono:
- - pulitura galvanica;
- - riduzione elettrolitica;
- - trattamento con ditionito
alcalino;
- - pulizia chimica.
Come già
descritto in precedenti articoli, i trattamenti galvanici ed elettrolitici
comportano la riduzione degli ossidi e il ritorno degli stessi a metallo
elementare (
17_3 - I "complessi" del ferro). Questi tipi di pulitura
sono
molto invasivi e
vanno evitati su manufatti fragili, decorati o che non possiedano alcuna anima
metallica (ad esempio, molti oggetti archeologici). Anche il trattamento con
ditionito alcalino, nato per il consolidamento riduttivo dell’argento, è
riducente e disgrega le patine, permettendo una effettiva rimozione dei cloruri
e la stabilizzazione dell’opera. I metodi chimici, invece, permettono di
preservare le patine e possono essere usati anche su oggetti completamente
mineralizzati.
La prevenzione
della corrosione ciclica avviene quindi con la combinazione di metodi che
permettano la rimozione del cloruro rameoso e/o la conversione in ossido
rameoso, con prodotti che “sigillino” il cloruro rameoso dal contatto con
l’atmosfera.
I principali
reagenti usati sono:
- - sesquicarbonato di sodio (Na3H(CO3)
2), ottenibile miscelando carbonato e bicarbonato di sodio (Na2CO3
+ NaHCO3);
- - carbonato di sodio (Na2CO3);
- - benzotriazolo.
Il cloruro
cuproso è insolubile e non può essere rimosso con acqua soltanto. Nella
soluzione al 5% di sesquicarbonato di sodio, lo ione idrossile della soluzione
alcalina reagisce con il cloruro cuproso formando ossido cuproso. L’acido
cloridrico si neutralizza nella formazione di cloruro di sodio, solubile.
L’operazione va ripetuta più volte e infine l’oggetto va risciacquato con acqua
demineralizzata fino ad ottenere una soluzione di lavaggio a pH neutro. Il
bagno iniziale può essere fatto in acqua normale se i cloruri presenti sono
molti (superiori a quelli presenti nell’acqua normale). I lavaggi finali vanno
fatti con acqua demineralizzata. Il processo può richiedere anche parecchie
settimane, per esempio se l’oggetto è stato rinvenuto in acqua di mare. Questo
trattamento non intacca le patine verdi in superficie, tuttavia può far
precipitare del Sali basici di rame verdi o della tenorite nera (CuO) sulla
superficie. I primi si rimuovono con facilità, mentre l’ossido nero che si
forma preferenzialmente a seconda della composizione della lega, è molto
persistente. Molto economico ma anche molto lento (può essere necessario più di
un anno per rimuovere interamente i cloruri) e bagni troppo prolungati possono
portare alla solubilizzazione del rame ancora intatto per formazioni di
complessi. Sostituendo il sesquicarbonato con il carbonato di sodio (5% in
acqua) si rallentano ulteriormente i tempi di reazione, ma previene la reazione
con il rame eliminando la formazione di patine verde bluastre di carbonati. La
reazione generale per questi due composti alcalini è la seguente:
Cu2
(OH)3Cl + 4CO32- à
2Cu(CO3) 22- + 3OH- + Cl-
Il vero
trattamento chiave nella conservazione dei bronzi, rimane comunque il
benzotriazolo (BTA), sia come
trattamento a se stante o seguente a quelli di stabilizzazione. Tuttavia, il
BTA non rimuove il cloruro rameoso, ma forma dei complessi insolubili che
agiscono da barriera tra questo composto e l’umidità atmosferica, ostacolando
la corrosione ciclica. Uno dei processi di pulitura più comunemente usati con
il BTA consiste in questi passaggi:
-
pulizia e rimozione di polvere e patine incoerenti con la
matita/bastoncini in fibra di vetro;
-
pulizia con una miscela 1:1 di acetone e toluene per
rimuovere eventuali strati oleosi e patine;
-
l’oggetto sgrassato viene messo in una soluzione alcolica
o idroalcolica di BTA;
-
l’oggetto immerso nella soluzione viene posto sottovuoto
finché non si forma più alcuna bolla.
N.B. Attenzione a non utilizzare pressioni troppo spinte poiché il punto di
ebollizione di liquidi sotto pressione si abbassa e il liquido potrebbe bollire
anche a temperatura ambiente.
Se si usa una
soluzione diluita (circa 1% in peso) l’immersione deve essere prolungata per
oltre un giorno, altrimenti può essere decurtato il tempo di immersione
aumentando la concentrazione (fino al 3% in peso). In quest’ultimo caso, meglio
usare soluzioni puramente alcoliche, che permettono una maggior penetrazione.
La reazione può essere così sintetizzata:
Cu2 (OH)3Cl +6HBTA à 2Cu(BTA)2 . 2(HBTA) + Cl- + 3H2O + H+
HBTA è la forma
protonata del normale Benzotriazolo (BTA).
Dopo il
trattamento, l’oggetto viene risciacquato in etanolo puro per togliere ogni
residuo di BTA, fino a raggiungere pH neutro, e fatto asciugare velocemente.
L’operazione si può ripetere fino a totale scomparsa del fenomeno di
deterioramento. Poiché il BTA non rimuove il cloruro cuproso, in oggetti
contenenti molti cloruri è necessario far precedere a questo trattamento una
pulitura con i trattamenti alcalini sopra descritti. L’applicazione dei
protettivi (polimerici come Incral 44 e cere microcristalline come Reswax WH, o
meglio ancora la duplice applicazione), completa i passaggi garantendo la
stabilità del manufatto per parecchio tempo.
Una importante
nota deve essere fatta sulla tossicità del benzotriazolo, cancerogeno e
sospetto mutageno, per cui si rende necessario
l’uso di guanti, maschere con opportuni filtri e impianti in grado di aspirare
i vapori tossici.
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Bardi
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